venerdì 18 marzo 2016

Tratturi e Pastori – “ La Transumanza nella Valmiscano’’

Ø    Tratturi e  Pastori –                                “ La Transumanza nella  Valmiscano’'

 

          L’allevamento transumante fu comune in tutta l’Italia, ma già prima dell’epoca romana (118 a.C.) in quella meridionale e in particolare in Abruzzo e Molise, raggiungevano le zone di pascolo estivo, mentre in Campania e Puglia per il pascolo invernale. Fu resa obbligatoria per armenti superiori ai 20 capi, all’epoca della dominazione Aragonese ove durò dal (1447 al  1806) istituendo “ la Regia Dogana per la Mena delle Pecore ” ed  ebbe come prima sede Lucera (FG).

          Per impedire abusi, a guardia dei passi della    Dogana, erano preposti dei –  cavallari -. Un fenomeno che coinvolgeva diversi milioni di capi di bestiame, tanto che all’inizio del 1600 si registrarono nella Dogana circa  5 milioni e mezzo, in maggioranza ovini e prendeva il nome di transumanza alla cui  organizzazione finanziaria amministrativa e giuridica provvedeva la Regia Corte. Come i “ locati “ chi aveva preso in fitto i pascoli della Regia Corte erano registrati e concessi molti privilegi - un abbonamento annuo per transitare e pascolare i greggi e gli armenti nel luogo assegnato, la vendita dei prodotti della pastorizia – lana, formaggio,agnelli, capretti ecc. Iniziava intorno all’8 Maggio dove convenivano commercianti di tutto il Regno e anche da alcuni paesi europei -.

           La transumanza, specie quando il suo volume di animali era notevole, come  quella che spostava tra l’Abruzzo e la Puglia alcuni milioni di pecore, aveva bisogno di strade molto larghe che potessero fornire l’alimento per tanto bestiame durante il viaggio, che durava in media due settimane.

           La transumanza si eseguivano sui tratturi regi la cui larghezza raggiungeva 60 passi napoletani, (pari a metri 111); i tratturelli e i bracci di collegamento della larghezza di circa 30 passi, variavano dai 20 ai 38 metri. Tra distanze intermedie,  occupavano posto i “ riposi della transumanzavasti spazi erbosi per la sosta degli animali, dove si poteva riposare,eseguire la mungitura, la quagliata, la tosatura, vicini a corsi d’ acqua corrente, esposti a mezzogiorno e riparati dal vento. Di solito il riposo, si trova a lato del tratturo, dove in precedenza i “ butteri”  avevano rimediato trasportare con animali da soma, di solito muli, le reti per  la recinzione dell’area di sosta, le pentole per la caseificazione del latte, altre masserizie, alimenti vari per il sostentamento dei transumanti, l’approvvigionate della paglia per il giaciglio notturno e per accendere il fuoco per fare il formaggio e la ricotta, per cucinare. Nel terreno si scavano delle buche a distanza misurata, per lasciare lo spazio necessario per tutti per accendere il fuoco e più in là erano piantate le reti tese per gli animali, di cui una più grande, doveva servire per la mungitura, ed era fatta con corridoi paralleli con un’imboccatura a imbuto, dove si sedevano i pastori addetti alla mungitura stringendo fra le ginocchia il secchio per contenere il latte.

            Si rifacevano il formaggio e la ricotta, quello della sera era distribuito per il pranzo per tutti, si riempivano le scodelle di legno che ognuno portava con sé, qualche sera si mangiava anche la carne di qualche pecora vecchia che non riusciva più a stare al passo. I butteri la cucinavano nell’acqua senza condimento, aggiungendo del sale e della cipolla, divenendo un pranzo prelibato per i pastori. Poi ognuno preparava il proprio giaciglio con un po’ di paglia e foglie sopra la nuda terra, ci si copriva con un vecchio pastrano e per ripararsi dalla rugiada si aprivano gli ombrelloni  che durante tutto il giorno  si portavano a tracollo sulle spalle legati da una funicella. Tutt’intorno dalle tenebre della notte, si udiva solo il rumore delle pecore, l’abbaiare di una morra di cani posti a guardia e l’occhio vigile di un pastore a turno controllavano il tutto.  Le soste nei riposi non potevano protrarsi  oltre il terzo giorno, dopo di che iniziava la lenta marcia per le vie erbose che conducevano verso i pascoli.

             In testa muli e asini  stracarichi, il massaro, il casaro e il capo buttero, montavano normalmente cavalle e si distinguevano da tutto il resto della carovana perché la precedevano  come dei comandanti in marcia.

             Le greggi dovevano procedere a - mazza battuta -, senza interruzioni o fermate, in modo che prendendo solo quell’erba che era possibile, ne lasciava ai greggi  che seguivano. Il personale che accompagnava le greggi, a volte formato da un unico nucleo familiare era inquadrato secondo un’antica gerarchia.

              Il  massaro di pecore, alla cui dipendenza e con incarichi di guardiani c’erano i pastori ed i pastoricchi aiutati da grossi cani bianchi che si disponevano durante i trasferimenti in testa e ai lati del gregge detti pure (cani conduttori e fiancheggiatori).

              Nel passato per la transumanza degli animali, per ogni 1.000 pecore si riteneva necessario dai 7 ai 10 pastori, ai quali andavano aggiunti gli altri addetti. Ogni impresa di 15-20 mila capi impiegava non meno di 150-200 persone, e per il complesso di 2  o 3 milioni di pecore transumanti si calcolavano 20 - 30 mila addetti, oltre quelli impiegati alle imprese minori e di altre Province. Durante il governo aragonese e precisamente nel 1604, l’industria transumante interessava non meno di 5 milioni e 5oo pecore,registrate nella Regia Dogana di Foggia.

             Più recentemente, al censimento del 1871, nelle province pugliesi, nel Molise e nella provincia de l’Aquila si contavano circa 23 mila mandriani, pastori, pecorai, caprai ecc.

             Dagli antichi documenti della Regia Dogana, si può desumere che la rete tratturale non fu sempre la stessa, ma venne modificandosi attraverso i secoli con il mutare delle esigenze fino a raggiungere una sistemazione definitiva tenuto conto delle frequenti usurpazioni. Un primo elenco di tratturi, si trova in un documento del 1533 che ne riporta sette, tra questi, anche quello che attraversa il territorio della nostra Valmiscano ” lo tratturo che cala per lo contado de Molise verso Sancto Bartolomeo de lo Galdo, Casa larbore, Ariano, Monteleone, et cala a la Rocchetta a Lacidonia et ad Candela” oggi il Pescasseroli-Candela -. E’ lungo 211 chilometri, e largo in alcuni tratti fino a 60 passi napoletani. I pastori il Tratturo lo attraversavano due volte l’anno; in primavera quando  dalla Puglia conducevano le greggi in Abruzzo, e in autunno, quando le greggi venivano ricondotte in pianura; i due viaggi coincidevano con il periodo della festa si San Michele, il Santo della transumanza che si festeggia, non a caso, due volte l’anno, l’8 maggio e il 29 settembre.  Il tratto che attraversa la Campania è lungo circa 90 chilometri,  inizia nella località Colle San Martino  territorio  del Comune di Sassinoro (BN), prosegue per le valli del Tammaro,Fortore, Miscano e del  Cervaro, terminando nel territorio di Zungoli (AV). Sul  tratto campano possiamo ancora ammirare  il  -  Tratturo – tratturelli e bracci, le taverne, le poste doganali, ( erano  tre, una a  Buonalbergo sul lato basso Sannio, a Casalbore lato Miscano/Fortore e l’atra a Greci, lato Cervaro – Dauno),  siti archeologici, di (Bebio , Tempio Italico  S.M .dei Bossi, la Starza,  Aequum Tuticum) necropoli dei Sanniti, grotte Micaeliche, vie e ponti dei Romani, riposi e stazzi della transumanza (Santo Spirito Casalbore), fontane e croci viarie della transumanza (Casalbore), mulini ad acqua, masserie fortificate, chiesette rurali, castelli e torri.  

                  La via del Tratturo con i periodici passaggi  per il nostro territorio è stata un elemento cardine attorno al quale si è plasmata la storia, l’integrazione di culture, le tradizioni, le tecniche di costruzione, manifatturiere e tessitura, il linguaggio, il vestiario, un percorso di un contenitore di una cultura antica di notevole  interesse, si trova a costituire la cosiddetta “ civiltà del Tratturo”,   dove il prezioso patrimonio  non tutelato rischia di scomparire con l’avvento della modernità.                                               

    Bibliografia: Progetto itinerari Turistici Campania interna, Itinerari Tratturo Pescasseroli - Candela, Le lunghe vie erbose                               (testo a cura  Masseria Sant’Elia - G. Resce )

http://it.wikiloc.com/wikiloc/user.do?id=626511     

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sabato 12 marzo 2016